- Il Corriere della Sera -
Piece of news describing the commercial situation of Italian coffee shops. With an increasing price of the green bean, also the price of the cup served in coffee shops might increase. Baristas agree that it is important to focus on quality.
Francesco Geracitano «Con un chilo di caffè si fanno 130 espressi. E una buona miscela da bar si paga circa 15 euro». I consumatori: «Una tazzina costa al gestore appena 23 centesimi»
Aumento o meno, la tazzina di caffè a Roma va forte. Secondo i calcoli della Confcommercio se ne consumano ogni giorno 1,3 milioni di tazzine in 5.744 bar. Adesso il rischio è che il nostro caffè quotidiano sfondi il tetto di un euro, mentre finora il prezzo si aggirava fra i 70 ed i 90 centesimi. Colpa del rincaro dei chicchi di caffè, che hanno avuto all'origine un aumento del 40 per cento. E così come ha annunciato Willy Nori, di un'antica famiglia di torrefattori: «Nostro malgrado siamo stati costretti ad aumentare il prezzo all'ingrosso, di circa due euro al chilo. Rincaro che scatterà dal primo novembre». «La torrefazione romana è sempre stata molto attenta a fare aumenti - spiega Francesco Geracitano, il presidente dell'Ant (Associazione nazionale torrefattori) di Roma e del Lazio aderente alla Confcommercio - . Ma in questi anni abbiamo subito rincari considerevoli delle materie prime che abbiamo contenuto per scelta delle singole aziende. Ma adesso non è più possibile».
Oggi a Roma, all'ingrosso, una buona miscela da bar costa circa 15 euro, ed il ritocco previsto è di due euro. «Mediamente con un chilo si fanno circa 130 tazzine di caffè - aggiunge Francesco Geracitano - quindi l'incidenza del costo del prodotto non è molto alta, sono altre le voci che incidono. ora puntiamo sulla qualità». Contrari, è ovvio, a qualsiasi aumento della tazzina le associazioni dei consumatori: «Abbiamo fatto un calcolo - afferma Primo Mastrantoni dell'Aduc, l'associazione degli utenti e dei consumatori - che al gestore la tazzina costa 23 centesimi. Ancor oggi chi acquista un bar si basa su quanti chili di caffè chi lo gestisce acquista ogni mese, anche se ormai i bar sono dei "piccoli ristoranti"».
Ma i conti più precisi li fa Alberto Pica, storico presidente dell'Associazione bar, latterie e gelaterie di Roma: «Quanto costa a noi una tazzina? È presto detto - risponde - ci sono circa 11 centesimi di caffè, per un costo della miscela che si aggira sui 15 euro al chilo. Altri due centesimi per lo zucchero, poi la corrente, spesa molto forte, io nel mio bar ad esempio pago 1.300 euro ogni mese, l'affitto e il personale. Il costo globale per l'esercente è di circa 60 centesimi, quindi quando viene venduto a 80 centesimi, ci sono solo 20 centesimi di guadagno. Oggi i baristi non contano più su caffè, cappuccino e cornetto per i loro introiti». E secondo Alberto Pica «prima la valutazione di un esercizio veniva fatta in base ai chili di caffè acquistati, oggi quel parametro è tramontato». Perché il consumo della tazzina al bar è crollato: «Ormai in tutti gli uffici ci sono le "cialde", le macchinette elettriche e i bar interni: prima il caffè costituiva il 60 per cento degli incassi, adesso il 20 per cento».