Coffee Market Scenario

Controlli sanitari, il caffè è amaro (Health controls, bitter coffee)

- La Repubblica - The Italian Health Ministery has decided to raise taxes for sanitary controls on goods arriving to Italian harbours. The new fees will be


- La Repubblica -

The Italian Health Ministery has decided to raise taxes for sanitary controls on goods arriving to Italian harbours. The new fees will be increased of 300%, starting from 10th September. This is what has been published by the Goverment Official Gazette on 24th of August.

Hai voglia a batterti per strappare le merci ai concorrenti del Nord Europa. Ma quando il governo decide senza preavviso un salasso di questo tipo a danno dei nostri porti, un po´ di scoramento è comprensibile. Succede infatti che il 24 agosto, nel pieno delle vacanze, sulla Gazzetta Ufficiale numero 196 sono state pubblicate le nuove tariffe imposte dal Ministero della Salute per i controlli sanitari sulle merci. Le tariffe, che entreranno in vigore dal 10 settembre, vedono aumenti di oltre il 300% rispetto alle pratiche attuali. Prodotti come il caffè, i coloniali, la frutta e tutto quanto giustamente sottoposto a controllo dall´autorità sanitaria al suo arrivo in porto rischiano così semplicemente di prendere altre strade (vedi, Nord Europa) visti gli incrementi tariffari ipotizzati. Eclatante il caso dell´importazione di caffé.

Nel 2006 sono state importate in Italia circa 416.000 tonnellate di caffé crudo: tenendo conto che ogni lotto importato ha un peso di circa 10 tonnellate, in totale i lotti sono stati circa 41.600. Ebbene, se fino ad oggi per gli importatori italiani il costo di 41.600 importazioni per quanto attiene gli addebiti per il rilascio dei nulla osta-certificazioni sanitari era di 263.328 euro (ogni rilascio di nulla osta/certificazione costa infatti oggi 6,33 euro) a partire dal 10 Settembre, il rilascio di una certificazione-nulla osta passerà a 250 Euro, così che importare 41.600 lotti di caffé costerà all´importatore italiano circa 10 milioni e 400mila euro.

«Un aumento davvero fuori misura - spiega il presidente degli spedizionieri genovesi Piero Lazzeri - anche perché nella stragrande maggioranza dei casi si tratterebbe di certificazioni che prevedono esclusivamente il sigillo di un timbro su un nulla osta i cui dati, con relativi documenti, sono stati predisposti ed inseriti sul sito del Ministero della Salute dallo stesso importatore o dal suo spedizioniere. Solo infatti in una percentuale ridotta di casi il controllo viene fatto e a questo seguono analisi sanitarie tali da rendere meno eclatanti questi aumenti».

In un solo colpo si riesce così a penalizzare gli importatori, che probabilmente sbarcheranno in altri porti il caffé e gli altri beni soggetti a certificazione sanitaria, la portualità italiana ed infine anche il consumatore, che vedrà probabilmente aumentare nuovamente, dopo gli ultimi incrementi, la amata tazzina di caffé.

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