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\"Convertiremo all´espresso la patria del tè\" (\"We will convert to espresso the tea land\")

- La Repubblica - Interview to Attilio Capuano of Lavazza, responsible for the Asia and Pacific markets. He explains the strategies undertaken by Lavazza t


- La Repubblica -

Interview to Attilio Capuano of Lavazza, responsible for the Asia and Pacific markets. He explains the strategies undertaken by Lavazza to expand in India and Asia.
Capuano: l´India diventerà l´hub per l´espansione di Lavazza in Asia - Il direttore d´area: "Il prossimo anno inaugureremo un nuovo stabilimento che fornirà le nostre due catene di coffee shop nel Paese".
"L´obiettivo finale è lo sbarco nel retail: ma prima dobbiamo costruire un´abitudine"

Oggi la presenza di Lavazza - sotto la regia di Marco Lavazza che è anche presidente della Camera di commercio italiana in India - copre in modo capillare il paese e si concentra su Mumbai e New Delhi. E il prossimo anno è previsto un altro "step": uno stabilimento tecnologicamente all´avanguardia, con know-how tutto italiano. A guidare la conquista della patria del tè c´è da un anno Attilio Capuano, direttore Asia e Pacifico, approdato in corso Novara dalla Ferrero.

Capuano, com´è nata l´idea di puntare sull´India?

«Il progetto rientra in una più ampia strategia di crescita che conta di portare nei prossimi tre anni al 50% il fatturato all´estero, senza peraltro intaccare la posizione di leadership in Italia. Poi, nei nostri piani, grazie allo stabilimento che apriremo nel 2011, l´India è destinata a diventare l´hub del gruppo per l´Asia e l´Oceania».

Ma quante chance ci sono di riuscire a convertire al caffè un Paese da sempre votato al tè?

«In realtà, non è proprio così. L´India è anche un produttore di caffè: se ne contano otto diverse varietà. E se il Nord del paese è un gran consumatore di tè, al Sud prevale il caffè. Non solo: oggi l´India è uno dei paesi più giovani in assoluto, metà della popolazione ha meno di 25 anni e l´espresso ha incontrato un immediato successo tra questi consumatori, che lo considerano trendy e glamour».

Un espresso con know how italiano. Ma la materia prima da dove arriva?

«Dall´India, come le ho detto qui ci sono otto varietà diverse di caffè, comprese l´arabica e la robusta. Dal mix si ottiene un ottimo prodotto. D´altronde importarlo è impensabile visti i dazi che vengono applicati: si arriva al 101% per quello torrefatto. Un raddoppio dei costi che renderebbe poco conveniente l´operazione».

Voi puntate a diffondere il marchio Lavazza nel continente. Con quali obiettivi?

«Il traguardo finale è lo sbarco di Lavazza nel canale retail. Per riuscirci dovremo costruire un´abitudine perché oggi la massaia indiana non ha tra le sue consuetudini quella di acquistare una confezione di Lavazza rossa. Dobbiamo abituarla e la strada per arrivarci è convincerla al piacere di un espresso italiano».

Come?

«Sfruttando la rete di distribuzione che abbiamo creato. Tutti luoghi dove oggi gli indiani possono apprezzare il vero espresso italiano. Ma perché sia davvero così occorre l´addestramento. L´India, come tutti gli altri paesi dell´Asia, ha una cultura del caffè molto lontana dalla nostra. Dunque occorre educarli a fare il caffè nella maniera giusta. Insomma, usando un gioco di parole, è fondamentale che i baristi di Barista siano dei bravi ambasciatori dell´espresso italiano».

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