- Ansa - Piece of news on the initiative by SlowFood and Italian cooperation to help farmers from Guatemala to sell their coffee at the fair and correct pr
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Piece of news on the initiative by SlowFood and Italian cooperation to help farmers from Guatemala to sell their coffee at the fair and correct price for its quality.
Una tazzina di caffé e via, a casa o al bar, quasi sempre di corsa. La bevono, in Italia, milioni di consumatori ogni giorno e nessuno, o quasi, si chiede da dove vengano i chicchi profumati. Nessuno, o quasi, fa caso alla qualità, come invece è 'normale' per il vino, gustato con calma a cena. Osservazione banale? Forse, ma non per i piccoli produttori di caffé del Guatemala, oltre 75.000, che coltivano in media meno di un ettaro a testa e non ne possono più di essere nelle mani dei "coyotes", gli intermediari che acquistano a prezzi bassi dai coltivatori e rivendono sui mercati internazionali alle grandi multinazionali della commercializzazione. Li chiamiamo così, spiega Francisco Riva de Leon, produttore di caffé a Huehuetenango (regione occidentale del Guatemala) perché "arrivano, comprano il nostro caffé a meno delle quotazioni della Borsa di New York e ingrassano alle nostre spalle, e noi piccoli spesso non abbiamo scelta". "La quotazione di borsa è di circa 125 dollari a quintale - dice ancora Francisco - i 'coyotes' ci danno circa 110 dollari per il nostro caffe che è di ottima qualità". Ora però qualcosa comincia a cambiare. Francisco e altri 417 produttori della sua zona, località di Huehuetenango che si chiama San Pedro Necta, si sono uniti nell' 'Associazione di Sviluppo integrale' e assieme ad altre associazioni fanno parte di un progetto pilota sponsorizzato da Slowfood e dalla Cooperazione italiana. Un progetto con un nome suggestivo, 'Cafe' y caffé '. ''Del progetto - racconta Francisco - fa parte una cooperativa di Torino, 'Pausa Caffe', che ci compra il caffé a un prezzo giusto per la sua qualità, 145 dollari a quintale, ci da un mercato sicuro e aiuta le nostre famiglie a star meglio. Il problema è che attraverso il progetto riusciamo ora a commercializzare solo il 25-30% della produzione. Il resto è ancora in mano ai 'coyotes' ". "Il nostro obiettivo, - sottolinea Luca Fabbri di Slowfood - é far conoscere la qualità di eccellenza di questo prodotto, che migliorerà anche grazie all'assistenza tecnica prevista, a coloro che comprano il caffé nel mercato internazionale ma anche ai consumatori finali. Ci devono essere tracciabilità, riconoscibilità, tecnologia, aulità organolettica, qualità ambientale". Un caffé, e un progetto, "che Slowfood si propone di far conoscere anche attraverso il prossimo salone del gusto di Torino che si terrà nel prossimo ottobre". Del progetto della cooperazione fanno parte associazioni di altri quattro paese centroamericani, oltre al Guatemala, e della Repubblica Dominicana, spiega Massimo Battaglia, dell'Istituto agronomico per l'Oltremare di Firenze, che "hanno la peculiarità di produrre solo caffé arabica di altissima qualità. Vogliamo evitare le miscele e valorizzare le varietà locali fino ad arrivare a una 'monorigine' di questi caffé per fargli conquistare una nicchia nel circuito italiano dei prodotti di eccellenza". Ma il progetto, lanciato ufficialmente il 6 settembre scorso con un finanziamento di poco più di un milione di euro, vuole andare anche oltre. "Vogliamo sviluppare i 'Caffe' Tour'- afferma Rodolfo Gonzalez, nonni italiani e ora rappresentante di Anacafé, che riunisce tutti i produttori di caffé del Guatemala - Huehuetenango è un luogo meraviglioso e vogliamo che i turisti stranieri ma anche locali imparino a conoscere le fasi di coltivazione e raccolta del caffé ma anche la ricchezza culturale che c'é qui. Il caffé può essere appassionante". Insomma, le future tazzine di caffé saranno più buone e meno anonime.