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Il colosso Starbucks rimanda ancora lo sbarco in Italia (Giant Starbucks to postpone arrival in Italy)

- Il Sole 24 Ore - The marketing strategy of the US coffee giant seems to have worked almost anywhere in the world. But Italy remains the most difficult co


- Il Sole 24 Ore -

The marketing strategy of the US coffee giant seems to have worked almost anywhere in the world. But Italy remains the most difficult country. Il colosso Starbucks rimanda ancora lo sbarco in Italia

Giulia Crivelli

Ben 12mila i punti vendita della catena

In Italia la catena americana è presente con oltre 330 ristoranti, il 75% dei quali in franchising; nel mondo sono più di 30mila

- Prima o poi, forse arriverà anche in Italia. In qualsiasi altro Paese, praticamente, Starbucks c'è già. Di "invadere" anche noi la catena americana parla da almeno cinque anni, ma qualche perplessità a vendere caffè nel Paese dei bar e delle colazioni a base di cappuccino e brioche deve esserci persino nella mente del fondatore di Starbucks, Howard Schultz.

E pensare che l'idea di aprire un locale dove si vendessero caffè, dolci e snack gli era venuta proprio in Italia, durante un viaggio di piacere, più di vent'anni fa. Oggi Starbucks è una catena di 11.784 caffetterie (dati aggiornati al 1° settembre). Ma è anche un'azienda quotata alla Borsa di New York che ha chiuso il 2005 con ricavi per 6,4 miliardi di dollari.
Non tutti i punti vendita sono in franchising: Starbucks ha adottato una formula "mista" per crescere, che forse è uno degli ingredienti del suo successo. 6.750 punti vendita sono controllati direttamente dall'azienda (5.393 negli Stati Uniti e 2.082 in altri Paesi o in territori americani).

Le restanti caffetterie Starbucks (oltre 5mila) sono una particolare forma di joint-venture, molto simile al franchising. Chi è stato di recente in una città americana avrà forse contato più Starbucks che McDonald's (la catena di fast food utilizza invece una forma di franchising più tradizionale e possiede o controlla direttamente solo una minima parte dei ristoranti con la famosa insegna gialla e rossa). L'idea di creare "caffetterie seriali" è germogliata nella testa di Schulz mentre passeggiava per Corso Vittorio Emanuele: si accorse della grande quantità di bar e del ruolo che hanno nella società italiana.

In altre parole, vide quello che noi guardiamo tutti i giorni senza che ci venga in mente di inventarci un nuovo modello di business, magari utilizzando lo strumento del franchising. Colonizzare l'Italia per Schulz non sarà facile: abbiamo accettato catene di ogni tipo, alcune le abbiamo create (un nome per tutti: Benetton), ma immaginare un network di bar tutti uguali sembra molto difficile. Diverso il caso di McDonald's, che ha però il vantaggio di vendere un prodotto "tipicamente americano": oggi in Italia è presente con circa 330 ristoranti, il 75% dei quali gestito in franchising, e impiega 16mila dipendenti, con un indotto che coinvolge circa 3mila persone e un giro d'affari di quasi 600 milioni di euro, generato da un rete di 145 licenziatari.

Entrata in Italia nel 1985 importando le materie prime dalle altre McDonald's europee, da quasi 10 anni McDonald's ha iniziato un processo di integrazione nel nostro sistema Paese, che l'ha portata oggi ad acquistare l'80% delle materie prime in Italia, a partire dalla carne degli hamburger, che proviene da bovini nati e allevati in Italia, così come italiani sono i fornitori di pane, pollo e insalata.

A livello internazionale McDonald's, nata nel 1954, è presente in 119 Paesi con oltre 30mila ristoranti, l'80% gestito in franchising.

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