Coffee Market Scenario

\"Il nostro è il vero espresso italiano\" (\"Our espresso is the only real Italian espresso\")

- La Repubblica - Danesi Caffè, Italian coffee roaster, the first one to register its trademark, now exports its coffee in 45 countries. Coffee shops remai


- La Repubblica -

Danesi Caffè, Italian coffee roaster, the first one to register its trademark, now exports its coffee in 45 countries. Coffee shops remain its core business. 

Da oltre un secolo, il "core business" del gruppo in tutto il mondo sono gli esercizi pubblici.

Allora Alfredo aveva 35 anni. A capo del gruppo era il padre Giovanni, scomparso nel 1990. Oggi Alfredo è presidente della Danesi Caffè Spa, 25 milioni di fatturato, 200 fra dipendenti a tempo indeterminato e collaboratori fissi. Il gruppo esporta in 45 paesi a partire dagli Stati Uniti dove nel 1985 ha creato una società ed è popolare con la denominazione Espresso italiano. Il fratello Roberto, di cinque anni più giovane, è amministratore delegato, «e poi ci sono cinque ragazzi fra i 30 e i 40 anni della nostra famiglia inseriti nei ranghi dirigenziali: Fabio e Claudio Fontanelli, i figli di mia sorella Gabriella che non lavora con noi, e le figlie di Roberto, Giorgia, Ilaria e Giordana. Tutti bravissimi, si stanno preparando a prendere prima o poi le redini dell´azienda».

Il caffè scorre nelle vene dei Danesi da più di un secolo. Era il 1905 quando Alfredo Danesi, il nonno dell´attuale presidente, a sua volta figlio di un artigiano del ferro di Tor di Nona, fece per un po´ il barista a Roma e Napoli, e dopo questa specie di stage aprì una degustazione di caffè, droghe e coloniali a via Tomacelli. A questa se ne aggiunsero poi altre quattro. In bottega si vendeva, nel retro c´era la macchina per la torrefazione: un forno a legna tipo caldarroste sormontato da un cilindro simile a un mulino dove veniva immesso il caffè verde, che girava spinto da giovani commessi. «Ne ho incontrato uno, aveva novant´anni e ricordava con nostalgia quei tempi: ma lo sa che io giravo la ruota per suo nonno?» Poi per fortuna subentrò la macchina elettrica alimentata a gas, non troppo dissimile da quelle che si usano ora. Il progresso tecnologico coincise con il trasferimento della sede centrale nel 1927 a via Giuseppe Ferrari, dove rimase fino al 1954 quando andò sulla Circonvallazione Clodia. Nel æ78, il passaggio finale nello stabilimento della Magliana di 14mila metri quadri di cui 9mila coperti. «Quello del caffè è un business di alta specializzazione che parte dalla conoscenza e dalla ricerca sulle materie prime», spiega Alfredo. «Tanto per cominciare dobbiamo identificare le piantagioni più indicate nelle aree equatoriali. Noi compriamo caffè verde, cioè grezzo, in Brasile, in Guatemala, in Kenia, Uganda, Etiopia, e ancora in India, in Indonesia e tanti altri paesi, dove a cura dei produttori locali si svolge la raccolta e lo scorporo della bacca dai chicchi, inizialmente verdi, appunto. Ovunque facciamo accurati controlli, finché i lotti vengono spediti per nave e arrivano a Genova e Trieste». La qualità scelta è l´Arabica. Anche della varietà meno nobile, la Robusta, cominciano ad esistere raccolti di qualità in paesi inconsueti come il Vietnam ai quali Danesi guarda con crescente interesse. La ricerca non finisce mai: «Abbiamo un laboratorio interno per lo studio delle caratteristiche organolettiche e per ricerche sia sulla chimica delle materie prime sia sugli imballaggi». La Danesi importa 50mila sacchi di caffè l´anno, 60 chili l´uno. Negli anni, le lavorazioni si sono diversificate: per il mercato Usa è stata preparata una varietà adatte al caffè, appunto, americano, cioè filtrato. E ora sono arrivate le cialde: «Noi produciamo capsule monodose adatte ai vari tipi di macchine esistenti, sempre più diffuse nelle case e soprattutto negli uffici. Però, me lo lasci dire, la bontà dell´espresso tradizionale da bar, macinato, trasformato e servito all´istante, resta ineguagliata».

Questo dei bar è il leit-motiv di tutta la storia della Danesi, una storia di grinta e concorrenza strenua contro gruppi multinazionali in grado di schierare una potenza impressionante. La Danesi non ha una distribuzione capillare in tutti i supermercati (si trova comunque da Gs e altre catene) proprio perché richiederebbe investimenti di marketing giganteschi. «Da sempre puntiamo sulla qualità e siamo concentrati sulle forniture ai pubblici esercizi». Il marchio Danesi, apparso in tanti film da Fellini a Nanni Moretti, è stato affiancato nel corso degli anni dal Cafè do Planalto, nato nel 1965, dal Caffè Brasileiro e poi dal decaffeinato Dan, dal tè Kali, dalla camomilla Camomì. Nel ´73 il gruppo aprì il caffè California a Talenti, e con lo stesso nome battezzò un catering di gran successo. In tutto questo, Alfredo continua a raccogliere oggetti d´arte, dipinti, statuette, tutti imperniati ovviamente sul bene di famiglia: li tiene in ufficio e nel 1993 organizzò la prima mostra al Caffè Greco. Vent´anni fa è nato un altro piccolo grande amore: la squadra di baseball di Nettuno che sponsorizza. «Ha vinto 17 scudetti ed è attualmente campione d´Europa». Baseball, quindi America, quindi mondo: la Danesi è sempre più internazionale.

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