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illy, dalla tazzina al té (illy, from coffee to tea)

- Il Corriere della Sera - After Agrimontana and Domori, here is a new acquisition for the Trieste-based coffee roaster illycaffé: now it is the turn of Da


- Il Corriere della Sera -

After Agrimontana and Domori, here is a new acquisition for the Trieste-based coffee roaster illycaffé: now it is the turn of Dammann Frères, high quality tea producer. Lo scorso anno il cioccolato Domori (78%), poi i dolcetti Agrimontana (40%). Ieri la maggioranza della Dammann Frères (55% che a regime entro maggio arriverà al 75%), azienda francese che seleziona e produce the di alta gamma. Non solo caffè. Il gruppo Illy sta ripercorrendo la propria storia mettendo insieme i tasselli per un ritorno alle origini. Quando nel 1933, prima di focalizzarsi sul caffè, Francesco Illy (padre di Ernesto e nonno di Andrea), ungherese, soldato austroungarico sul Carso, imprenditore ma soprattutto inventore, si trasferisce a Trieste e fonda l'azienda di torrefazione che oltre al caffè distribuisce i prodotti «coloniali» (the, cioccolata e complementari del caffè).

«È il compimento di un progetto da parte della holding di famiglia - spiega Andrea Illy, il quarantaduenne amministratore delegato e presidente di Illycaffè -. Noi siamo italiani e mitteleuropei. Con una missione: portare il caffè nel mondo non solo come miscela ma come luogo di consumo». Perché il caffè non è soltanto la tazzina, ma è servizi, preparazione, ambiente dove è degustato, magari con qualche «prodotto di accompagnamento». Il the, appunto. E della migliore qualità. «Domori e Dammann Frères sono aziende simili dal punto di vista dei valori che ben si sposano con i nostri: fondate da imprenditori, specialiste di produzioni, innovative». Dammann Frères fu la prima azienda a introdurre il the in Francia nel 1692 e la prima ad aromatizzarlo con essenze naturali. Oggi l'azienda (con sede nella regione parigina e un giro d'affari di 20 milioni di euro) è guidata dalla terza generazione della famiglia Jumeau-Lafond nelle cui mani rimarranno le restanti quote di capitale.

In realtà la vera missione dell'azienda triestina che da tre generazioni produce e vende in tutto il mondo un'unica miscela (con un fatturato 2005 di 227 milioni di euro) è il caffè. «E il migliore esistente sul mercato» afferma Andrea Illy, raggiunto telefonicamente a San Paolo, dove si trova per la sedicesima edizione del Premio Brasile per la qualità del Caffè Espresso. È l'esperienza del marchio Illy, che il caffé non lo compra al mercato di New York o Londra, ma va a cercarlo direttamente dai produttori in Etiopia, Brasile, Centro America, India, ponendo come condizione essenziale la qualità del prodotto finale. Questa filosofia ha portato l'azienda a premiare i produttori capaci di garantire un caffé arabica di alta qualità. Pagandolo un prezzo maggiore rispetto a quello corrente. Quest'anno il vincitore sarà Édio Anacleto Miranda il produttore che tornerà nei suoi campi ad Araponga nello Stato del Minas Gerais con 30 mila dollari in tasca e qualche soddisfazione in più. Dal produttore al consumatore. L'espresso è diventato globale. E per far conoscere meglio la marca nel mondo Illy ha in cantiere l'apertura di 500 boutique «Espressamente Illy», in cinque anni (oggi sono 134). Fari dell'espresso all'italiana.

Antonia Jacchia

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