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Kimbo Café do Brasil is going through a delicate period: the recently appointed managing director Raffaele Mazzuoccolo has resigned and two of the seven cousins owning the company have decided to sell their shares.
La spaccatura nell’azionariato della società napoletana Cafè do Brasil, produttrice del caffè Kimbo, si era già avviata all’inizio dello scorso anno quando i cugini Rubino, eredi dei fondatori dell’azienda, hanno iniziato a dividersi sulle strategie, nominando come nuovo A.D. della società il manager Raffaele Mazzuoccolo al posto del dimissionario Michele Rubino. Il Corriere della Sera del 13 giugno scorso, in un servizio a firma Roberta Scagliarini, fa il punto sulla saga familiare, dando notizia delle dimissioni dell’AD Mazzuoccolo e del fatto che i cugini Miche e Maria Rubino usciranno dal capitale della società, mettendo in vendita la propria partecipazione pari al 31% del totale capitale
L’azienda della famiglia Rubino, nata circa 50 anni fa, si è rapidamente sviluppata nel tempo fino a diventare una delle principali società del settore. Dopo il passaggio del testimone dai tre fratelli fondatori alla seconda generazione (sette cugini), l’armonia in azienda è rimasta stabile per una decina d’anni e il più anziano degli eredi Rubino, Michele, ha tenuto la guida del gruppo. Tutto bene fino allo scorso anno quando, complice la crisi dei consumi e l’impennata della competizione tra i colossi del caffè, è stata messa in discussione la strategia aziendale. La maggioranza dei cugini, con i rispettivi rami familiari, hanno preteso le dimissioni di Michele, nominando come nuovo presidente e A.D. Raffaele Mazzuoccolo, un manager di collaudata esperienza proveniente da Lavazza.
Ma pochi giorni fa, a sorpresa, Mazzuoccolo ha rassegnato le sue dimissioni “per motivi personali” come si legge nel verbale del consiglio. La famiglia allora ha nominato al suo posto il commercialista Fabrizio. Nel contempo i Michele e la sorella Maria Rubino hanno deciso di esercitare il recesso sulle rispettive quote, mettendo in vendita il 31% dell’azienda, cioè la quota di maggioranza relativa. I membri degli altri due rami della dinastia (Paola, Alba e Carmen, -da un lato- Alessandra, Mario e la zia Anna Presta -dall’altro-) hanno un diritto di prelazione, ma non sembra che essi abbiano avanzato proposte per comprarle. In tal caso le azioni potranno essere vendute a terzi. Il pacchetto di azioni in vendita è ora oggetto di valutazione dei periti del tribunale.