- Il Corriere della Sera -
Piece of news regarding the strategies that the Dutch group Philips intends to carry out to relaunch Saeco.
Philips non chiude, rilancia. I mille dipendenti della Saeco, leader europeo nelle macchine per il caffè espresso, possono archiviare la stagione della cassa integrazione, del turn over dei dirigenti e del rischio di fallimento. Il colosso olandese ha rilevato l'impresa emiliana il mese scorso sborsando 200 milioni al fondo Pai e accordandosi con le banche per sistemare 550 milioni di debiti sta preparando un piano industriale di crescita. Il mese prossimo dovrebbe essere rinnovato il consiglio di amministrazione con l'ingresso di tre rappresentanti della multinazionale e due manager italiani e dopo si passerà alla fase operativa. Ma ad attendere le mosse della Philips non sono solo i dipendenti. Il settore delle macchine per il caffè espresso che ha fatto segnare tassi di crescita a due cifre anche in piena recessione è dominato da produttori italiani: come appunto Saeco, Cimbali, De Longhi nei piccoli elettrodomestici, oppure Bialetti nelle moke tradizionali, Lavazza nei cosiddetti sistemi chiusi, e, nelle macchine da bar, Brugnetti, Cimbali, La San Marco, La Pavoni, La Spaziale, Rancilio.
L'arrivo di una corporation leader mondiale nell'elettronica di consumo con un giro d'affari da 27 miliardi, vendite in 60 paesi e 135 mila dipendenti, cambia le prospettive. Se, come i concorrenti temono, l'idea degli olandesi è quella di fare delle macchine per il caffè espresso un ramo del proprio business globale, il marchio emiliano finirà, magari affiancato dal brand Philips, in migliaia di scaffali della grande e piccola distribuzione in tutto il mondo. Un po' come è successo all'acqua San Pellegrino che, passando a Nestlé, è diventata la minerale più venduta nel mondo. Tempo da perdere non ce n'è perché lo scorso anno le vendite Saeco sono crollate a 318 milioni da 673 milioni, il mol è sceso da 86 a 14 milioni e le quote di mercato sono calate sotto lo zoccolo del 30%.