"La produzione delle macchine manuali per il caffè non è più redditizia"
sandro de riccardis
Le macchine del caffè manuali, le vecchie moka, vanno lentamente in pensione e lo stabilimento Gaggia di Robecco sul Naviglio rischia la chiusura. Ieri è arrivata la comunicazione ufficiale dell´azienda che mette in mobilità 104 dipendenti su 129 lavoratori. Alla base della decisione della casa madre - la Saeco di Gaggio Montano, in provincia di Bologna, da un paio d´anni controllata da una finanziaria francese - un calo delle vendite, che però gli stessi dipendenti giudicano «fisiologico», in linea con gli stessi periodi degli anni precedenti.
A portare la Gaggia alla decisione di utilizzare la mobilità, proprio il calo di vendite di quelle macchine che, come si legge sul sito dell´azienda, «hanno sancito il successo mondiale del caffè espresso». È della Gaggia - fondata nel 1947 da Achille Gaggia - «il brevetto n. 365726 depositato nel 1938 con cui si può affermare sia nata la moderna macchina da caffè con crema senza l´utilizzo del vapore».
Ora però, spiega l´azienda, «la produzione delle macchine manuali nello stabilimento milanese non è più sostenibile rispetto alla concorrenza». Nell´area di Robecco resteranno la divisione commerciale e amministrativa, il magazzino e l´ufficio ricambi. La produzione milanese verrà trasferita parte in Romania e in parte negli stabilimenti già esistenti a Gaggio Montano. «Sono stati definiti di recente nuovi prodotti e ci sono state anche nuove assunzioni - dice Pinuccia Torlasco, della Fiom Cgil -. Per tutti noi conoscere le intenzioni dell´azienda è stata una vera e propria doccia fredda».
Ora i sindacati hanno deciso di scendere in piazza e non arrendersi alle decisioni dei vertici aziendali. Per domani è previsto un presidio davanti alla sede della fabbrica, mentre già oggi a mezzogiorno le rsu aziendali incontreranno il sindaco di Robecco sul Naviglio. Anche i sindacati bolognesi sono sul piede di guerra e minacciano uno sciopero a sostegno dei colleghi milanesi. «Ho avuto martedì un incontro con i vertici della Gaggia - spiega il primo cittadino, Giuseppe Zanoni -. La dirigenza ci ha informato che il mercato spinge per le capsule di caffè e che le famiglie acquistano le macchine automatiche, con cui si può programmare l´ora e trovare il caffè pronto appena svegli».
Ma oltre al cambiamento dei gusti delle famiglie, alla base della chiusura dello stabilimento anche la produzione cinese di macchine automatiche a prezzi bassissimi, mentre «il costo del rame e del nichel impone prezzi molto alti - fa sapere l´azienda - solo abbattendo i costi di manodopera, l´impresa può continuare a vivere».