- Italia Oggi -
Termozeta, the Italian small home appliances manufacturer, is relaunching through new company\'s brand extensions and in particular focusing on espresso coffee machines.
Parla Francesco Varisco, d.g. del brand nato nel 1946. E che oggi fattura 40 milioni di euro.
Lo storico marchio di ferri da stiro firma miscele in capsula.
Termozeta cavalca la sua rinascita. Uscita dal mercato nella prima metà degli anni 90, la storica azienda italiana di piccoli elettrodomestici è oggi una realtà con un fatturato consolidato da 35 milioni nel 2006 e una previsione di chiusura, per quest'anno, di 40 milioni. Mentre, nel 2008, le stime parlano di un business che sfiora i 50 milioni di euro. Il marchio nato nel 1946 vale adesso 10-12 milioni di euro. Dalla partecipata Espresso cap, produttrice di caffè e macchine per il caffè, parte invece la nuova brand extension aziendale. Il suo giro d'affari è stato nel 2006 di 3,5 milioni e, quest'anno, l'obiettivo è arrivare a quota 12 milioni di euro circa.
«La chiave di volta per la rinascita, dopo l'acquisizione del brand nel 1995 da parte dell'attuale presidente, Alessandro Doria, e dell'a.d, Massimo Mariotti», racconta a ItaliaOggi il direttore generale Francesco Varisco, «è il marketing. Abbiamo iniziato a lanciare prodotti originali o con forte valore aggiunto per il consumatore, in modo da richiamare di nuovo l'attenzione del pubblico sul marchio Termozeta e rinnovarne la riconoscibilità». Esempi sono stati la scopa Pratika, il ferro da stiro Vaporone o ancora la macchina per fare in casa il cappuccino, il Cappuccione».
«Erano prodotti con un breve ciclo di vita, ma con una buona visibilità e soprattutto hanno rappresentato operazioni a conto economico zero», precisa Varisco. «Le vendite hanno coperto le spese promozionali. Da queste linee, poi, l'attenzione del pubblico si è spostato su ferri da stiro, il nostro core-business che assicura all'azienda i grandi volumi di vendita». Se inizialmente Termozeta ha scommesso sul marketing, investendo fino al 6-8% del fatturato, oggi il budget dedicato copre un più contenuto 2-3%, così come quello in ricerca e sviluppo.
A riordinare i conti aziendali ha contribuito anche lo spostamento della produzione in Cina e la riduzione dei dipendenti da 200 agli attuali 30. A oggi il rapporto indebitamento - patrimonio è «inferiore a uno e in via di riduzione». Il capitale sociale, per un valore di circa 11,5 milioni, ha aiutato a finanziare la crescita.
«Oggi siamo il quinto marchio del settore piccoli elettrodomestici», continua il d.g. dell'azienda che ha anche una filiale a Barcellona, «alle spalle di colossi come Philips, Imetec o Braun, ma davanti a De' Longhi, Ariete o Moulinex».
Termozeta vuole consolidare la crescita e ha avviato di recente un'operazione di brand extension, che la porterà a diventare produttrice di caffè. Il tutto attraverso il marchio Espresso cap, che vende macchine per il caffè o il tè e capsule di miscele a proprio nome. L'investimento produttivo complessivo oscillerà, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, tra i 6 e i 9 milioni di euro. Per il marketing e la pubblicità ci sono ulteriori risorse per un milione di euro.
«Con Espresso cap andiamo anche oltreconfine tra Spagna, Francia, Portogallo e Stati Uniti», aggiunge Varisco. «I nostri nuovi concorrenti sono, tra gli altri, Lavazza e Nespresso. Si tratta di un settore appena nato che sta crescendo molto. Si rafforza, per esempio, anche tra i modelli piu tradizionali senza capsule, del 14% a volume e del 19% a valore».
Le prossime mosse della strategia Termozeta prevedono, infine, nuove partnership con «entità terze», sempre secondo il d.g, «e il varo di un altro nostro marchio nuovo con lo scopo ultimo di creare nuovi canali di vendita in luoghi alternativi e proponendosi al cliente finale in modo più diretto e simpatico».