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Un caffè fatto in famiglia (Family coffee)

- Italia Oggi - Piece of news on the life and tastes of Francesca Lavazza, corporate image director of the company. La vita e i gusti di Francesca Lavazza,


- Italia Oggi -

Piece of news on the life and tastes of Francesca Lavazza, corporate image director of the company.

La vita e i gusti di Francesca Lavazza, direttore corporate image dell'omonima azienda. L'amore per il cinema mi ha portato nel mondo della pubblicità e poi a curare l'immagine dell'impresa di mio padre.

Quando stacca dal lavoro, Francesca Lavazza cerca di stare in famiglia. «Mio figlio dice “ciao mamma" quando vede un aereo, per dire quant'è il mio tempo libero», ride. Le vacanze? «D'estate al mare, in barca, d'inverno in montagna. Amo la Costa Azzurra, perché come mare offre moltissimo, e per l'atmosfera. Poi New York, almeno una o due volte l'anno». Ma apprezza anche la casa. «Mi piace la cucina. Prima mi dilettavo con gli amici, adesso con mio figlio. Fa parte della mia personalità, mi dà modo di stare con la gente». Il suo piatto forte? «Pasta con marmellata di pomodoro e palline di sogliola». Legge molto, in vacanza e in aereo: «Amo le grandi storie d'amore e i gialli di scrittori come Jeffery Deaver, ma anche gli scrittori di Torino, straordinari, come Paola Mastrocola. E Harry Potter è una grande passione».Nella vita di Francesca Lavazza, oggi direttore corporate image della storica azienda di famiglia, lavoro e passioni personali si sono ripetutamente intrecciati. Tutto cominciò quasi per caso: era il 1994 e dopo 17 anni di pubblicità legati al testimonial Nino Manfredi la Lavazza stava passando a nuovi volti. «Sul set di una campagna fatta dall'agenzia Armando Testa, con Monica Vitti, incontrai un direttore creativo che mi chiese perché, essendo appassionata di cinema, fotografia e sceneggiatura, non provassi a lavorare nella pubblicità», racconta. «Così cominciai proprio in Armando Testa con uno stage, che pochi mesi dopo diventò un contratto da copywriter». Nel 2001, ormai copy senior, prende una pausa e segue a New York il marito, trasferitosi per lavoro. «Mi sono iscritta a un corso di sceneggiatura alla New York Film Academy. Giravo, filmavo, preparavo i set di piccole produzioni. Alla fine ho presentato un cortometraggio di 5 minuti. Mi è servito per capire che non ero tagliata per la regia: meglio la sceneggiatrice», sorride.Testimonianza di quell'esperienza è la passione per il cinema. «Amo il cinema americano, da Billy Wilder a Woody Allen. Cerco la leggerezza nel raccontare temi anche molto attuali, come in Quando la moglie è in vacanza. Mi è piaciuto molto La 25esima ora, di Spike Lee, primo film girato a New York dopo l'11 settembre».Proprio nel settembre 2001 rientra a Torino per un happening dell'azienda di famiglia, e il padre le chiede di fermarsi qualche giorno. Era il 10 settembre: il giorno dopo, l'attentato alle Torri gemelle. «Non sono più tornata indietro», ricorda. Inizia così la carriera in Lavazza, dopo essersi licenziata da Armando Testa. «Partii dall'inizio, dagli assaggi di caffè. Andai in Brasile, in India, per capire la produzione», ricorda. «Poi ho cominciato a occuparmi del calendario Lavazza, seguendo le mie caratteristiche». Quindi, nel 2005 diventa direttore corporate image: un incarico importante, nel solco della tradizione di celebri réclame, dai caroselli di Carmencita e Caballero al «più lo mandi giù e più ti tira su». «Il mio contributo sta nel non stravolgerla. Voglio sempre fare tradizione, perché il caffè è un prodotto tradizionale, ma mai uguale a se stesso». La campagna internazionale, invece, «è più innovativa, col calendario ogni anno si sceglie un fotografo diverso, si esprime di più la creatività». A proposito di creatività, tra gli stilisti predilige Prada, «per i colori e l'architettura dei capi», Dolce & Gabbana, che «hanno saputo proporre il tailleur coi pantaloni in modo molto femminile», e Armani, «per la sera». Si è sempre mossa in auto, «fedelissima delle spider». Ma ora che ha due bambini si muove con una Bmw. Non una qualunque: la cattiva M1 («mi piaceva il rumore del motore»). Le passioni si conciliano con il lavoro, ma anche con la famiglia.