Coffee Market Scenario

Via al risiko d\'impresa nel caffè made in Italy (Entrepreneurs shopping for made-in-Italy coffee)

- La Repubblica - Cimbali, the Italian leading manufacturer of espresso coffee machines has acquired Casadio, a company specialized in coffee grinders and


- La Repubblica -

Cimbali, the Italian leading manufacturer of espresso coffee machines has acquired Casadio, a company specialized in coffee grinders and dosers.

Preoccupazione per il 2009: dai mercati esteri sono stati cancellati numerosi ordini. Rafforzare i marchi di casa nel segmento ad alto valore aggiunto dell´istantaneo.

La Cimbali, che produce dal 1912 macchine professionali vendute all´estero nel 70 per cento dei casi, ha acquisito Casadio, una società bolognese specializzata nei macinadosatori. "In momenti di crisi le opportunità di shopping certo non mancano", spiega il presidente dell´associazione di settore.

Si scalda il risiko d´impresa dentro la tazza dell´espresso Made in Italy. A far suonare la sveglia delle aggregazioni alla caffeina è Cimbali, la multinazionale tascabile di Binasco, dal 1912 produttrice di macchine professionali per caffè e cappuccino. L´azienda, globetrotter del settore, con una rete di vendita in oltre 100 Paesi, 600 dipendenti, 4 stabilimenti e l´export che viaggia sopra il 70% su 120 milioni di euro di fatturato, ha appena portato a termine l´acquisizione di Casadio, società bolognese specializzata nei macinadosatori. Con questa operazione, il gruppo milanese intende rafforzare, in termini di completamento dell´offerta, i marchi di casa (Cimbali e Faema) nel segmento ad alto valore aggiunto dell´istantaneo, il cosiddetto on demand, dove ogni dose di caffè viene macinata singolarmente.

«La crisi sta accelerando le trasformazioni del mercato. E noi cerchiamo di giocare d´anticipo, per farci trovare pronti quando il ciclo negativo sarà finito», spiega Luca Dussi responsabile marketing dell´azienda. Sul pianeta macchine da caffè espresso professionali svetta ancora alta la bandiera tricolore: il 60% del mercato globale è garantito dalla qualità dei prodotti Made in Italy. Una leadership che vale circa 400 milioni di ricavi complessivi annui e vede in prima fila marchi come Brasilia, Brugnetti, gruppo Cimbali, La San Marco, La Pavoni, La Spaziale, Nuova Simonelli, Rancilio, Vibiemme. Si tratta di aziende di medie dimensioni, 25 in tutto, con una forte propensione all´export e all´innovazione. Nel 2008 il mercato italiano ha retto gli sbandamenti della crisi, con una perdita degli ordini pari al 5,4%. Un lieve arretramento, rispetto alle cadute verticali di altri segmenti della meccanica e macchine utensili. E per quanto riguarda le esportazioni, nonostante la flessione generalizzata, il settore di macchine per caffè espresso ha registrato un 4% di crescita.

Le incertezze maggiori si concentrano tutte sull´anno in corso, dal momento che proprio quei mercati esteri caratterizzati da una crescita costante, strumenti trainanti del settore, hanno attualmente cancellato fette importanti di ordini. Anche i paesi dell´Est che costituivano mercati sicuri di sbocco hanno ridotto l´acquisto di macchine.

Conseguenza di ciò è una produzione più contenuta (si prevede una contrazione della produzione del 14.3% nel 2009) e strettamente correlata agli ordini pervenuti, mentre le scorte di magazzino si stanno riducendo. «La nostra ricetta anticrisi - continua Luca Dussi - è investire. Sempre con la valigia in mano per rispondere a grandi commesse, a clienti di rango ed esigenti come le catene alberghiere, i coffee shop e le aziende della ristorazione. L´internazionalizzazione da noi è di casa da almeno 30 anni. E investiamo almeno il 7% del fatturato in ricerca e sviluppo, dove lavorano 40 ingegneri, proprio per scovare soluzioni per essere sempre più competitivi». I clienti del gruppo Cimbali sono i pezzi da novanta dell´hotelleria, Sheraton, Hilton; le compagnie aeree, come Emirates; la ristorazione, Sodexo, Pret-a-Manger e Mc Donald´s; i coffee shop, come Illy e Coffe Beans.

«L´acquisizione di Casadio - continua il manager - non è una fusione per diventare più grandi. Ma si tratta di un deal per migliorare il nostro know how, per rendere più competitiva la nostra offerta sul piano delle tecnologie e dell´innovazione. Anche nel campo degli accessori, come i macinadosatori, bisogna raggiungere il top della gamma». Con l´obiettivo ben chiaro di puntare la bussola sui mercati emergenti. È il caso del Brasile, principale produttore di caffè, ma ormai anche numero due, dietro solo agli Usa, nei consumi. Che sia primavera per fusioni e acquisizioni lo conferma anche Pietro Osnato della Vibiemme e presidente Ucimac, l´associazione di settore che raccoglie una dozzina (il 70% dei produttori) di costruttori di macchine caffè espresso: «In momenti di crisi le opportunità di shopping non mancano. E forse è arrivato il tempo per coglierle. Tuttavia il comparto si è già molto consolidato negli ultimi anni, perciò non credo assisteremo a grandi trasformazioni del settore». E precisa: «I primi due mesi dell´anno sono stati terribili. Ora le cose si stanno aggiustando, ma bisogna attendere il 2010 per parlare di ripresa, soprattutto sul fronte dei consumi. Ma le nostre imprese si stanno attrezzando per diventare più competitive, migliorando l´offerta su tutta la gamma».

Secondo Sandro Bonomi, presidente di Anima, l´associazione confindustriale delle aziende della meccanica, la spinta aggregativa interesserà tutte le imprese del comparto: «C´è bisogno di maggior capitalizzazione. Dobbiamo prepararci alla stagione che verrà dopo la crisi: migliorare la filiera, creare sinergie. Serve però un aiuto da parte delle istituzioni. Bene gli ammortizzatori sociali, ma sono necessari sforzi maggiori per rimettere in modo la domanda oggi ancora stagnante».

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